Sul Sentiero Italia abbracciando l’inverno.
Le suggestioni e le istruzioni.
Alla metà di settembre molto del mondo turistico si ferma o almeno rallenta. Si smontano gli ombrelloni, si ripongono sdraio e lettini sul mare. In montagna i rifugi, molti, aprono solo nel fine settimana. Molti gli alberghi che si apprestano a chiudere e dare riposo ai gestori. Qualche settimana dopo anche la transumanza si esaurisce e gli animali tornano in stalla prima che nevichi. Le seconde case, nei borghi alpini come al mare, chiudono i battenti e i villaggi si spopolano. Rimane solo chi ci vive da una vita e ha scelto di resistere, rimane chi ha storie da raccontare che noi vorremmo raccogliere. Sono pochi ma ci sono e non solo loro. Ci sono anche i giovani, un poco ma sempre di più, che fanno scelte coraggiose. Vogliono vivere della montagna, della collina, del mare, della terra, della pastorizia. Poi c’è un lungo sentiero, lungo come l’Italia, il Sentiero Italia, una incredibile opportunità per conoscere la nostra Terra. Iniziare a camminarlo nei giorni più corti dell’anno, forse con giornate piovose, forse con la neve, magari molta come lo scorso anno? Poi c’è il cambio dell’ora appena arrivato, solare o legale ma di fatto fa buio molto presto. Dovremo tarare la giornata in cammino tenendo conto di queste variabili, dei borghi quasi vuoti, degli alberghi forse chiusi come magari anche il negozio di alimentari. Dovremo arrivare nei villaggi prima che cali l’oscurità. La luce aiuta i pochi rimasti a guardarci in faccia, a farsi coraggio e, forse, a convincerli ad aprirci la porta…Dovremo sempre avere viveri nello zaino e la nostra piccola affidabile tenda. Un tetto sicuro in ogni situazione. Con lei anche il nostro fornello adatto a temperature intorno allo zero. Potremo inventarci una minestra per ogni sera, cibo caldo e leggero. Immancabile dovrà essere anche la lampada ricaricabile per leggere nella sera/notte lunga. Le ore per camminare non saranno molte, giocheremo di anticipo. Visiteremo i borghi di fine tappa al pomeriggio, partiremo presto al mattino successivo. Mentre i pochi rimasti ancora dormono noi saremo già in marcia ma senza fretta. Mai. Una frugale colazione autogestita per darsi la sveglia e un supplemento al primo bar osteria che troveremo. Insomma alimentazione come nei paesi nordici, spesso e ad orari un po' diversi da quelli italici. Non mi dilungo ma ho ben chiare quante altre variabili renderanno il viaggio un impegno con noi stessi e le nostre abitudini che qui dovranno farsi aiutare da validi elastici. C’è chi mi chiede di pubblicare le tappe. Non ho inventato nulla che non si trovi già in rete ma ho scelto di percorrere quanto altri hanno costruito in una stagione e in condizioni diverse, abbracciando l’inverno. Ci sono tappe pubblicate, accoglienze, tracce gps. Ma a fare la differenza è la stagione e così anche un itinerario già ben strutturato potrà dare vita ad una esperienza unica ed esclusiva. Partirò da casa controcorrente lungo l’Arno, poi due o tre tappe per raggiungere Pracchia, località fascinosa del turismo di inizio 900 dove intercetterò il Sentiero Italia. Ma qui ci sarà già la prima variazione che sposterà l’ingresso sul percorso rigenerato di almeno una giornata. Destinazione Granaglione dove ho memorie di un carissimo amico e dove ne incontrerò un altro che non conosco… ma mi hanno suggerito di fidarmi…Poi verranno le tappe ufficiali che potete trovare sul sito del Club Alpino Italiano salvo …che cosa? Salvo tutto quello che il cammino ci vorrà regalare e tutto quello che noi saremo disposti ad accettare nel qui e ora. Seguire le indicazioni di tappe calcolate sui tempi e le temperature estive, sul meteo stabile? Ha senso relativamente, direi poco. Un fine autunno ed inizio inverno con molta pioggia o neve cambierebbero decisamente le andature, le percorrenze, le tappe. Chi è abituato a percorrere il Cammino di… ha bisogno di una meta definita da raggiungere, noi siamo più fortunati. La meta è il Cammino stesso! Non ci sarà valida ragione per angosciarsi se non abbiamo linea per telefonare all’ostello del giorno dopo. Arriveremo dove dobbiamo arrivare, dove siamo pronti a farci accogliere che sia un giardino dove montare la tenda, una soffitta, una cantina, un convento, un B&b. Andiamo per conoscere, per incontrare a prescindere da dove arriveremo.
La
partenza da casa, lungo il fiume, l’Arno. Potrei lasciarlo dopo poco e indirizzarmi
verso Altopascio dove sono sempre stato ben accolto da amici attenti. Sarebbe ripercorrere
i luoghi di un itinerario che abbiamo promosso per anni con passione, quello
degli antichi Navicelli. Ma da casa all’appennino romagnolo dove troverò amici
e compagni di viaggio il territorio lo conosco piuttosto bene se ricalco i
percorsi più conosciuti. Mi attira l’idea di camminare in terre che meno
conosco, di stare per diversi chilometri lungo l’Arno e lasciarlo in una
località particolare della storia medioevale e rinascimentale. Le paludi, gli
stagni in novembre saranno uno spettacolo. L’Usciana, Il Padule di Fucecchio,
la Svizzera Pesciatina, Prunetta e poi, infine Pracchia. Poi Granaglione e il
crinale degli Elfi per arrivare a Cascina Ospedaletto nella suggestiva Riserva
dell’Acquerino a cui sono affezionato. Poi altre variazioni sul tema, quelle di
Boatti e la sua interessante pubblicazione “Sulle strade del silenzio”, sempre verso Sud.
Ma
gli amici romagnoli premono… vogliono sapere quando sarò da loro. La tabella ipotetica
mi direbbe dopo circa 17-20 giorni di cammino.
“Camminante
non c’è cammino. Si fa il Cammino nell’andare…” (Machado)
Nino
Guidi
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