Custodi e guardiani, il valore del presidio
Il piccolo rio che corre tra Visso e Borgo S. Antonio, località dove ho soggiornato ieri 2 dicembre, porta poca acqua ma Emilia e Giuseppe, al contrario, questa mattina erano un fiume in piena. Una coppia di umbri affezionata al loro territorio e dedita all'accoglienza che anche in tempi di sisma ha scelto di rimanere. Un' ora di confronto in cui mi hanno raccontato i retroscena di tante situazioni vissute e subite per poter ripartire. Gli argomenti erano tanti e complessi che avrebbe meritato dedicargli molto tempo in più. Alle 8,30 lì ho salutati assicurando che, per il mio ruolo, avrei provveduto a segnalare le disfunzioni al Cai. Il meteo, oggi, era cambiato rispetto alle previsioni indicate. Cielo grigio e leggera pioggerella vivificante. Non erano cambiati i numeri della tappa odierna che alla fine avrebbe registrato ventisei chilometri e ottocento metri di dislivello. La mappa dei Sibillini sopperiva ad un Sentiero Italia che a Visso terminava di essere segnalato. In cambio ci potevamo soddisfare con almeno altri tre itinerari sovrapposti o quasi. Quando poco e quando troppo che crea confusione specie se segnalato con discontinuità. Una bella mulattiera con pendenza costante sarebbe stato il percorso da seguire. Lo sviluppo dell'itinerario era da "passisti" della marcia. Il buon riposo spingeva le gambe come fossero le macine di un mulino. A frenare o creare intoppi all'andatura era un problema oggettivo sempre più pressante sugli itinerari rurali. I cani da guardiania. Ormai mi sono fatto una discreta esperienza vivendo in prima persona diversi episodi che preferirei non augurare ad altri. Non è mai abbastanza però, la casistica conosciuta per rinunciare ad arricchirla di nuove varianti. Appena partito avevo dovuto affrontare due situazioni similari dove i cani pastore erano seduti a bordo strada per fare guardia ai bovini. Non si sono mossi fino a che non li ho superati e il loro sguardo pareva volesse dire" passa oltre e non ti voltare altrimenti son..." Di fatto, appena superati i quadrupedi, come se sentissi il fiato sul collo del miglior Oriali calciatore nazionale dei tempi d'oro, si sono alzati e mi hanno seguito fino a che non fossi a debita distanza. La marcia è proseguita lungo l'infinita mulattiera bordata di boschi di querce. Poi l'apertura su una suggestiva conca e l' arrivo ad un passo con un trivio di itinerari appena indicati tra cui la destinazione (tabella spezzata e illeggibile se non per chi, come me, mappa alla mano, poteva sapere...) per l'Abbazia di San Eutizio, complesso grandioso da cui dipendeva anche quella di Norcia, più famosa, fondata da San Benedetto. Del Sentiero Italia nessun segno e la mappa continuava a svolgere degnamente la sua funzione. Sceso abbastanza di quota raggiungevo Campi con i suoi edifici antichi e la suggestiva chiesa dedicata a Sant Antonio affrescata in facciata. Una chicca che aveva resistito al sisma al contrario di tante abitazioni crollate o sventrate.
Ancora dritto per Ancarano, sito antichissimo, seguendo la viabilità contrassegnata dalla segnaletica di un progetto locale legato alla Val Nerina fino a...al successivo episodio adrenalinico alimentato dai soliti cani pastore. Cinque, ormai, il numero perfetto. Anche i numeri non sono più quelli di una volta specie da quando sono cresciuti esponenzialmente quelli relativi alla concentrazione di lupi. Ma per i cani, lupi o intrusi umani non fa differenza. Ero sopra alla conca almeno cinquanta metri più in alto e distante quasi ottocento metri ma per loro non erano misure di sicurezza. Cinque cani guidavano un gregge nel pascolo sottostante e, alla mia vista, hanno preso ad avanzare nella mia direzione. Fondamentale è stato il richiamo del pastore che li seguiva e il mio passo risoluto.
Al passo successivo, Forca di Ancarano, decidevo di utilizzare un percorso interessante e ben esposto definito Green Way e costruito usando tutta la viabilità di campagna, fuori asfalto e valido anche per bici e cavalli. Qualche chilometro in più valeva il supplemento di passi per arrivare a Norcia attraversando poderi e vallette di grande bellezza.
La città di San Benedetto, Padre dell' Europa cristiana, sotto le ultime luci del giorno, pur ferita, si mostrava nel suo fascino antico e abbellita dalle illuminazioni natalizie alle quali non si era giustamente rinunciato. Una fila di casette come quelle dei mercatini natalizi tirolesi, permetteva a chi,rimasto senza fondo commerciale, di esporre la propria merce. Tra qualche giorno le luci si segneranno, nel salotto buono e nei dintorni, i rappresentanti della città dicono che, per il sesto anno, sarà proiettato lo stesso cine panettone fatto di proclami e promesse. I pazienti cittadini umbri, seduti in posizione raccolta nella Piazza del Teatro, aspettano che si alzi il sipario speranzosi che la pellicola mostri una nuova produzione, magari fatta in casa, ma più concreta. Sono famosi norcini e non ci stanno a buttar via tutto....
Norcia, Norcia: quando ci sono stato a piedi quattro anni fà mi sono messo a piangere. Non avevo mai visto una città terremotata e mi ha fatto un'impressione vedere tutte quelle rovine. Sento che la situazione non è cambiata di nulla: le casette dei commercianti, la voglia di ritornare alla normalità, la mancanza di aiuti. Che desolazione!!!
RispondiEliminaNino, come ti capisco riguardo ai cani; ne abbiamo fatto un "assaggio" in maremma quando ci abbiamo camminato insieme. Non sono situazioni piacevoli.
Certo l'Umbria è proprio bella e accogliente.
Un abbraccio, Mario