L'attesa
"La bellezza misteriosa dell'orizzonte bianco di neve...disteso intorno a noi...non dipende dalla sua estetica e nemmeno dalla sua potenza, ma dall'infinita' di storie che là dentro potrebbero avvenire e coinvolgerci..." ( La vocazione a perdersi. Franco Michieli)
Il vento soffia sui tetti imbiancati sollevando nuvole impalpabili di neve. Tutto intorno è bianco a contrasto di un cielo uniformemente grigio. Questo lo scenario alla sveglia di oggi. Preparo lo zaino con un margine di incertezza. Scendo per la colazione. L'altro ospite, Enzo, un anziano del luogo rimasto senza casa dopo il terremoto del 2016, forse, scenderà più tardi. Ieri sera ero stanco e preso da altri pensieri per tentare un approccio. Con Mino, invece, abbiamo iniziato un interessante confronto su alcuni temi quotidiani e anche sul post sisma. Fuori continua a nevicare leggero ma sostenuto dal vento. Faccio una serie di telefonate per capire meglio la situazione di Nerito, fine tappa successivo e verso altre località più lontane. Risposte lacunose e poco confortanti. Lo avevo previsto e, in parte, cercato scegliendo di stare sulla direttrice orientale del Sentiero Italia. L'Abruzzo, con la grandezza delle sue montagne e la sua asprezza, mi attirava di più ma queste caratteristiche sapevo che avrebbero comportato maggior flessibilità e impegno. Inoltre una notizia di poche ore prima che potrebbe trasformarsi in ostacolo nella parte finale del viaggio mi spinge a cercare altra soluzione che la possa tramutare in opportunità. Pensieri, valutazioni, strategie, preparazione. Tutte componenti che mi indirizzano ad una scelta non prevista per la giornata odierna. Attendere. Che la neve si assesti e cessi la bufera, avere tempo per scoprire il borgo, conoscere la sua storia e raccoglierne altre di chi incontrerò, prime tra tutte, quelle di Mino ed Enzo. Questo Abruzzo affascinante e tosto sento che deve arrivare lento, molto lento per assimilarlo goccia dopo goccia, fiocco dopo fiocco. Non importa quanti chilometri giornalieri o totali ma quante esperienze. Sento che dovrò tirare fuori il meglio di me, dovrò sbucciarmi ancora un poco e la tenda mi dovrà assecondare diverse volte.
Dedico le prime ore alla lettura, Mino è uscito per commesse. Faccio un giro del paese. Oltre venti centimetri di neve, case inagibili e altre restaurate da poco. Nuovi tetti in legno e facciate ben recuperate. Molte case mostrano i saggi fatti dai tecnici. Sopra l'intonaco la casa campa(?), sotto l'intonaco la casa trema... Sassi, terra, conglomerati, cemento. Tutti insieme allegramente a ballare slegati sotto le scosse. Un tempo si costruiva anche così. Diverse sono le case " messe in sicurezza". Palerie, tiranti in acciaio, tubolari incrociati in modo articolato e complesso da sembrare opere d'arte. Una surreale estetica per edifici destinati ad essere demoliti... Opere costose e comprensibili per immobili storici e pubblici, più difficili da accettare per comuni immobili privati. Ne ho visti moltissimi nei borghi e città attraversati. Arrivo alla chiesa e al suo lungo campanile anche loro messi al sicuro.
Vado oltre. Ho superato la vecchia macelleria dismessa che mostra ancora artistici sostegni per l'essiccazione all'aperto delle carni. Un edificio basso con balcone e vista sul lago di Campotosto è ambulatorio e ufficio postale. Sul lato opposto della piazza c'è il bar. Aperto. L'insegna parla da sola" pranzi, aperitivi, cena, alimentari e tabacchi". Di tutto e di più, molto di più. Entro per un caffè. Dietro il bancone un'anziana signora, Giuseppina, mi suggerisce il nome Enzo che sonnecchia davanti al camino, e nella vetrina dei dolci...fette di Panettone! In quel momento materializzo che il Natale è corso via da Isola di Fossara lungo le vorticoso acque del torrente Sentino. Il rito del Panettone questo anno è mancato, è arrivato il momento di rimediare.
In strada incontro il primo abitante che vedo in giro a camminare. Una signora, Luana, originaria del luogo, romana nella vita che ora passa grande parte dell'anno a Mascioni. Ci scambiamo qualche informazione e si meraviglia di un forestiero con questo meteo a fare foto del borgo. Racconto il viaggio e lei baratta con la storia del lago, un primo assaggio che troverà altra materia per conto di Mino ed Enzo. Proseguo la visita per le strette vie dove gli architravi parlano. Qualcuno in trecento anni di voce ne ha ancora poca ma le mura reggono o così sembra per avere ancora voce in capitolo.
L'antica fontana non butta più a dispetto della volontà e dell'orgoglio scolpiti nella lastra di marmo voluta dall'Università di Mascioni, o meglio, l'universo popolare come si intendeva un tempo. Rientro alla locanda e continuo la chiacchierata sui vari temi locali con Mino in attesa di potermi, finalmente, relazionare anche con Enzo che sta scendendo per il pranzo. Siamo tutti allo stesso tavolo oltre i formalismi e il convivio con il camino scoppiettante e il vino rosso viene più colorito. Mezzemaniche, coppa e sanguinaccio artigianali scaldano la giornata e il grigiore esterno. Ciò di cui vengo a conoscenza ha dell'incredibile e mi chiedo se quello che sembra accada "per caso" sia io ad andarlo a scovare o se sia lui che mi aspettava...
Storie e coincidenze che aprono a prospettive di progetti, relazioni e reti di stesse non immaginate.
Enzo si racconta. Era allevatore, prima di ovini e poi di bovini. Poche parole, buona dialettica e correttezza dei termini che sorprendono per chi, forse, ha passato più tempo con gli animali che con gli umani. Ha idee chiare , le espone con determinazione e saggezza tipiche di chi ha vissuto altre epoche. Lui e Mino mi raccontano la storia del luogo, del legame di amore e odio con il lago, della sua realizzazione e di cosa ha comportato per gli abitanti. Mi illustrano profili e caricature di personaggi del secolo scorso che hanno scritto la storia di questo territorio. Il prete e il fratello insegnante in testa ai rivoltosi e focosi mascionesi contro i proprietari tedeschi concessionari per l'estrazione della torba dalla fertile piana strappata all'agricoltura e che oggi è il fondo del lago. La giornata scorre tra scritti e letture. Non mancano le riflessioni. L'attesa sta per terminare. Domani il Cammino riprende senza esitazioni. La tenda, una reale opportunità. Direzione Nerito.
Il caso non esiste ed incontriamo cosa ci aspetta..
RispondiEliminaSiamo arrivati precisamente oggi 4 mesi fa a Campotosto dopo più di 1500 km di cammino.... che ricordi.
RispondiEliminaBuon proseguimento!
Grazie mille!!
EliminaCaro Nino, giorni fa hai scritto che un prete ti ha detto che "il caso è la mano segreta di Dio". Nulla avviene per caso. La nevicata, il luogo dove ti trovi (il lago di Campotosto), le persone che hai vicino, la cittadina semi distrutta dal terremoto, tutto non è avvenuto per caso. La provvidenza (così chiamo io quello che si dice "il caso") ha fatto sì che tu ti fermassi lì a Mascioni perché tu potessi parlare della sua storia e dei suoi abitanti e del lago.
RispondiEliminaVedi Nino, questo perché tu sai raccontare bene le situazioni e le emozioni.
Il cammino è anche questo, non è solo mettere un piede avanti all'altro. È scoprire luoghi incontrare persone, descrivere situazioni.
Mi ripeto: grande Nino!! Buon cammino in tutti i sensi. Un abbraccio. Mario
Condivido, dovevo essere lì...grazie Mario
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