Popoli

 



La notte, si dice, porta consiglio. Le tapparelle della mia camera sono ancora abbassate ma farebbe lo stesso. Alle 5 del mattino del 22 gennaio, mentre sto scrivendo queste parole, non c'è ancora luce per capire quanta neve, nella notte, avrà portato sui monti intorno. 

C'è, invece, sufficiente chiarezza nella mia mente per decidere cosa non voglio fare oggi. Partire per una nuova tappa. Queste sono le prime righe del post che ha cancellato quello iniziato ieri sera al culmine di una giornata da "matti". La vorrei sintetizzare in poche parole ma è stata così ricca di contenuti da non sapere da che parte rifarsi per raccontarla. Le aspettative sentivo che si stavano facendo alte arrivando a Popoli, ma gli eventi hanno portato oltre. 

Sono in un'area geografica particolare, cruciale mi dice anche la storia. Lo è anche per il mio viaggio. Sono appena passato attraverso le Gole di Popoli, ho salutato il Parco del Gran Sasso e dei Monti della Laga dove ho consumato migliaia di passi e belle esperienze. Ora mi trovo nel Parco della Maiella dove da anni aspettavo di venire, di conoscerlo. Ho appena terminato le uniche tappe pianeggianti di un viaggio per monti, se tralascio quelle iniziali per allontanarmi da casa. Due giorni di cammino dove l'acqua trasparente e rassicurante del Tirino, come la definiva lo scomparso Prof. Greco, mi ha regalato emozioni forti al pari della salita verso le cime o i Vadi. Mi preparo ad affrontare la parte più selvaggia e impervia di Abruzzo. Ho uno zaino che comincia a farsi sentire oltre misura, ho la necessità di giocare qualche gettone " con licenza di perdersi" per esplorare, con leggerezza di spirito e di carico sulle spalle, quanto sta intorno e sopra di me. Le situazioni ripetute, routinarie non fanno per me. Camminare, soggiornare, ripartire, un giorno dopo l'altro diventa situazione poco stimolante. Forse sono troppo esigente, lo sono sempre stato, in primis con me stesso. Sempre proiettati in avanti quando, magari, il meglio stava dietro, superato, bastava fermarsi o voltarsi. Tanti mi hanno chiesto quale fosse la meta. " ...tieni sempre in mente Itaca, quella sarà  la meta, alla fine ti potrà sembrare povera ma, tu, ricco di esperienze, ne avrai capito il significato..." Non c'è una meta se non il cammino stesso. Io rispondo che ,forse, arriverò in Molise. FORSE. L'evoluzione del mio andare, nel tempo, mi ha spinto a cercare le condizioni per vivere al meglio il qui e ora secondo il proprio sentire. Cercare che non è automatico di  trovare, ma indispensabile provarci. A volte basta uno squillo, quello giusto al momento giusto, per rivoltare carte e programmi, per farti fermare a riflettere. È accaduto ieri sera in un luogo particolare. Una libreria e non una qualunque,  quella de "Il libraio di notte" che da sola varrebbe il viaggio a Popoli.  Che aspettavo di visitare con la stessa attesa dei regali da aprire sotto l'Albero...Acc! Sto perdendo di vista la sintesi, mi scappa la penna, anzi il dito. Mi fermo. Devo liberare la mente per dedicarmi con attenzione ad un obbiettivo che ho voluto con determinazione e per il quale ho smosso anche un poco di confusione... Mi "fermo" due giorni a Popoli. Forse tre? Boh?! Camminero' leggero, scriverò.  Poi variante bassa per Pacentro. Il resto di quanto vissuto ieri ve lo racconto a piccoli pezzi quando li ho stesi con ordine sul tavolo come a piccole dosi voglio assaporare l'Abruzzo e la sua gente che fino ad ora mi ha regalato tanta attenzione e accoglienza.  




Commenti

  1. Ciao, Nino, notti magiche che fanno riflettere, quando la neve cade c'è un silenzio ovattato. Nei giorni passati hai incontrato persone che nonostante tutte le difficoltà, rimangono nella loro terra. Penso che la fermata a Popoli sia una ulteriore unoccasione di approfondire ancora di più la conoscenza dei luoghi e sopratutto come sai fare Tu conoscere persone particolari del posto. Buon proseguimento.
    Andrea.

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