Uomini e cavalli

 

Dalla statua dedicata a San Benedetto, Padre dell'Europa cristiana, iniziava il viaggio di Paolo Rumiz quando ne" Il filo infinito" racconta della sua ricerca per eremi e monasteri di elementi concreti per ricostruire l'idea di Europa come lo era stato nel Medioevo grazie al monachesimo. Dalla stessa piazza, in questa mattina gelida e nebbiosa, sono ripartito per raggiungere Castelluccio di Norcia e i suoi infiniti Piani. Una lunga e lenta risalita fino alla Forca di Ancarano e poi verso il crinale del Monte Patino. Milleducento metri di dislivello da coprire senza soste per scongiurare le nebbie delle ore centrali che possono complicare l'orientamento. Una salita resa più  piacevole dall'incontro con cavalli robusti lasciati allo stato brado. Le regole di convivenza degli equidi con il lupo molto presente e segnalato dalle numerose fatte, trovano , a volte, evidenze di finali funesti. I resti di un banchetto dove solo il crine non era stato gradito erano segni di equilibri che solo loro conoscono. 

Superate le sorgenti del Patino la salita arrivava al termine in un mare di nebbia con visibilità molto limitata. I segnavia cai radi ma sufficienti e il punto con mappa e bussola permettevano di arrivare nei pressi del Poggio di Croce. Intanto il cielo verso sud si apriva un poco anticipando una parte dello spettacolo grandioso che regalano i Piani di Castelluccio e la cima del M. Vettore che li chiude ad est. 

Un lento avvicinamento verso la metà finale permetteva di acquisire consapevolezza delle condizioni di Castelluccio che da distanza sembrava integro a dispetto del sisma. Questa illusione, forse, era data dalla tempestiva rimozione delle macerie e delle case crollate ma arrivati ad una distanza adeguata si potevano ben vedere le ferite ancora aperte. Le bancarelle e i punti degustazione organizzati in strutture mobili attirava, comunque,  i visitatori presenti e lo spirito dei commercianti sembrava si fosse adattato con fiducia alla situazione attuale. Qualche accenno di ricostruzione già si vedeva e la recente approvazione del progetto sperimentale, unico nel suo genere in Italia, aveva portato una ventata di ottimismo. Luigi, agricoltore coetaneo, mi raccontava dei tempi goliardici in cui si dipingevano poesie e richiami in rima baciata sui muri. Un documento affisso alla sua bancarella trainata dal trattore raccontava con dovizia di dettagli questa usanza durata per molti anni e diventata folclore riconosciuto dell'identità del borgo. Lui, nella ricotruzione ci spera, sopratutto, per le figlie. Un borgo rinato e più sicuro. Nuovi muri per nuove poesie da scrivere alla notte su scale malferme. Nuovi goliardi e antiche usanze per sperare in un futuro di concrete conferme. 



Commenti

  1. Caro Nino, mi sembra che questa di oggi sia stata una bella tappa anche se un pò faticosa. Certo stai facendo un cammino che apre grandi e stupendi orizzonti: una meraviglia. I cavalli allo stato brado sono stupendi, danno un senso di libertà anche se c'è il lupo che tiene sempre in allarme.
    Certo il terremoto ha fatto davvero grandi danni per i quali, mi sembra di capire, non c'è una grande volontà di ricostruzione. Penso che ti aspettino ancora grandi scenari di rovine.
    Un abbraccio e buon cammino, Nino, da Mario

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