Il primo jolly
Prima di allontanarmi da Pracchia faccio un giro del paese. Il rombo del Reno tiene viva l'atmosfera che l'aria resa umida dalla pioggia caduta e le case vuote renderebbero ben diversa. Salgo verso il polo museale diffuso che qui ha il suo focus sul ghiaccio. La sede è realizzata nei locali della biblioteca. A fianco dell'ingresso una targa usurata rammenta il vecchio posto tappa della Gea, grande escursione appenninica. Guardo attraverso i vetri e vedo solo confusione. Sul vecchio libro del Sentiero Italia del 1995 ricorda che il posto tappa era gestito dall' albergo Melini. Riprendo il cammino e supero la ferrovia e lo stabilimento dell' acqua Silva. La tratta che percorrero' ancora non è segnata con i logo Sentiero Italia Cai ma la descrizione sul sito e sulle vecchie pubblicazioni non lascia dubbi. Supero due brevi tornanti e trovo una sorpresa che induce a riflessione. Davanti a me un bel pannello che annuncia l'ingresso ad un centro di educazione ambientale con ospitalità per gruppi. Penso che una insegna all'imbocco della provinciale sarebbe stata opportuna. Chissà quanti potrebbero essere interessati...Ripenso anche all'albergo Melini ma il discorso avrebbe bisogno di spazio adeguato. In Italia ho conferma una volta di più che abbiamo problemi di comunicazione...
La marcia riprende sulla strada per il passo della Collina, meta di questa mezza giornata di viaggio. Dopo una mezz'ora inizia a cadere una fitta nevicata mista a grandine, quasi un polistirolo sbriciolato per dimensione dei granuli. Salendo e variando la temperatura diventa nevischio leggero e in breve tutto si copre di uno strato bianco. Nei pressi del passo, ormai nell'oscurità della sera, l'incanto finisce e inizia l' abbaio deciso di due cani. La mia lampada frontale, nel bosco scuro di conifere, non riesce ad illuminarli ma, alla fine, capisco che stanno dietro una recinzione. Arrivo nel borgo in un atmosfera surreale. I vecchi edifici in pietra mettono in risalto i volumi scolpiti dalle luci dei lampioni e la strada imbiancata mostra la scia di qualche auto. Nessuno intorno e la locanda chiusa. Cerco il luogo adatto per il bivacco. Lo trovo sotto il terrapieno di uno chalet. Il proprietario fiducioso del prossimo non ha installato serrature e catenacci ma semplici paletti. Scendo giù e monto la tenda. La proprietà è recintata così la notte sarò al riparo da animali liberi e dalla vista dei pochi abitanti. Non sarò invece protetto dal freddo che si farà sentire abbastanza. Alle sette del mattino mi alzo indolenzito e un poco intronato dal cattivo riposo. Rinuncio a preparare il the, troppo freddo e le dita scoperte dolgono. Mangio perché devo ma senza voglia. Sopra di me tira un vento teso da est. Inizio a camminare con poca convinzione su un terreno coperto di poca neve ghiacciata. Impronte di lupi a non finire mi dicono che nella notte sono scesi in paese e comprendo l'abbaiare dei cani fino alle tre. Di neve sul fondo non ce n'è abbastanza per i mezzi ramponi tantomeno per le ciaspole, serve solo cautela. Poi vedo nel bosco un capriolo che cerca cibo nel magro pascolo. Basta poco e una vista come questa per trovare nuove energie e camminare di nuovo spediti. Alle tredici arrivo alla Cascina Spedaletto, un luogo di grande suggestione da cui sono partito accompagnando adulti e bambini. La signora che gestisce il rifugio ora chiuso mi garantisce, comunque, un piatto di riso, quanto serve per ricaricarsi e terminare il cammino giornaliero. Sono le quattordici e avrei ancora, tabella estiva alla mano, tre ore e mezzo di cammino per arrivare al bivacco invernale del rif. Pacini. Conosco bene il sentiero, tra un ora i tratti a nord cominceranno a ghiacciare. L'idea non mi piace e mi sono convinto che è arrivata l'ora di giocare il primo jolly, il primo gettone "con licenza di perdersi", ovvero crearsi varianti più basse al Sentiero Italia Cai che permettano il passaggio per i borghi, le cascine e diano possibilità di incontrare gente, raccogliere storie e fare provviste. La meta ce l'ho su un piatto d'argento: la Cascina le Barbe ad un ora e mezzo. Il tempo giusto e la possibilità di camminare nuovi sentieri. Parto e nei tempi previsti raggiungo questa struttura posta in luogo molto bello. Un piccolo pascolo, la sorgente vicina e la legna sotto il porticato. La Cascina oggi, forse, non svolge più la sua funzione ma una parte è stata restaurata per servire da stazione di posta per chi percorre l'ippovia toscana. All'interno uno stanzone in pietra con caminetto, tavolo, panche e candele. Non manca nulla. Preparo la minestra con il fornello ad alcool ma il fuoco nel camino non ne vuole. Pochi gli stecchi e bagnati dalla neve e ciocche troppo grandi. Dormirò sul tavolo con materassino e saccopelo ma non sarà sufficiente per superare il freddo pungente. Al mattino il risveglio è decisamente diverso dal precedente. Stesso cattivo sonno ma fuori cielo sereno, senza vento e buona temperatura. Una gavetta di porridge bollente e frutta secca per fare carico di energie e iniziare il cammino. La direzione sarà diversa dal sentiero Italia cai. Pieghero' a est diretto a Cantagallo. Già, avete capito bene ma non sto barando. Non sarò nella conosciuta stazione autogrill sulla tratta Firenze Bologna ma a Cantagallo, quello vero che, però, è quasi più piccolo dell'area di servizio. Una ventina di case e qualche frazione aggrappate al fianco di pendii esposti a sud. A completare: la sede comunale, l'ufficio postale, una mostra permanente diffusa di artisti contemporanei e un alimentari dove forse i panini hanno un costo più accessibile di quelli griffati. Consumo la pausa pranzo sul prato dietro alla chiesa e riparto. Sfrutto di nuovo tratti di ippovia e in sette chilometri arrivo a Mercatale di Vernio. Per strada incontro un abitante che fa la passeggiata serale in solitaria e con mascherina ben stretta. Sul ritorno mi affianca e inizia a domandare, parliamo un poco e chiedo il perché della mascherina, non ce ne sarebbe motivo. Tralascio la spiegazione ma mi rammenta, con accento che tradisce, la sua origine abruzzese. Chissà che non sia un segno. Mettendo in conto, strada facendo, di comprare un paio di sci da escursionismo, potrei immaginare di coprire le distanze dove troverò molta neve. Ma meglio non correre e vivere giorno per giorno. Sono le diciassette e trenta quando arrivo al B&b di Mercatale di Vernio. Ancora non c'è nessuno e così decido di attendere nel bar vicino, di quelli che piacciono a me. Altro borgo, altre scene ma anche qui ci vorrebbe l'audio per rendervi partecipi degli scambi dialettali a metà tra il pratese e il fiorentino. A tenere banco una coppia di anziani che sembrano Raimondo Vianello e Sandra Mondaini, loro invece sono Romeo e Sandra ottantenni arzilli e lei, oltre che parlare per due, sembra Panariello che impersona la Signora Italia...alle sei della sera bevono quartini di vino e Porto per tener lontano freddo e Co'.
Leggo il tuo diario giornaliero con molto interesse.alla fine mi chiedo se sarei capace di fare quello che fai.buon proseguimento.
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