Colori



Alle sei in punto di mercoledì 15 la campana del Cerbaiolo suonava l'inizio del nuovo giorno. Pochi minuti dopo eravamo riuniti nella stanza più calda dell'Eremo, la cucina, per l'orazione mattutina. Poi la colazione e la partenza per continuare il viaggio. Una risalita nella faggeta per tornare al Passo di Viamaggio mi permetteva di incontrare giovani caprioli. Una breve sosta al bar dell'Alpe sul passo mi aiutava a completare la colazione "francescana" consumata all'Eremo. Iniziava la lunga salita verso il locale invernale del rifugio Pian della capanna. Ore di lenta e faticosa marcia nella neve ancora alta. Ore utili per ripensare all'accoglienza nell 'Eremo,  al tema dei cammini e della figura del pellegrino /camminante, ai costi dei soggiorni, etc. Conferme che ricevevo da Padre Claudio e che andavo sostenendo da anni. Poco prima del buio arrivavo alla struttura in pietra in mezzo al bosco. Per quel giorno poteva bastare. Un luogo a me molto caro dove avevo accompagnato in epoche e stagioni diverse molti amici e l'occasione per godersi un ultimo tramonto rosso fuoco come il precedente filtrato dalla vegetazione del bosco  Ero di nuovo nella Riserva Alpe della Luna. Una bella leggenda legata a questo toponimo e in armonia con la spiritualità che tutta l'area tra Viamaggio e San Sepolcro emanava. Un bivacco spartano con un grande camino e un massiccio tavolo in pietra era quanto necessario per quella notte. Riuscivo presto ad accendere il fuoco che riscaldava abbastanza, nonostante, gli spessi muri in pietra, mentre, invece,  mancava l'acqua negli impianti che erano chiusi per possibili gelate e rimediavo  sciogliendo la neve nel fornelletto.

Nel camino la legna bruciava con vivacità e c'erano  le condizioni per scrivere sul diario di carta mentre l'aggiornamento di quello mediatico doveva attendere. Il lento spegnersi del fuoco e l'aria fredda esterna, forse, avevano contribuito a rilasciare fumo nella stanza e ogni pezzo dell'equipaggiamento aveva preso di affumicato. Un' altra notte era trascorsa e mi apprestavo a coprire l'ultima tappa in Toscana. Non sarebbe stato un giovedì qualunque questo sedici dicembre...Dal rifugio iniziavo una lenta discesa verso la località di Germagnana dove ha sede un centro visite del comprensorio naturalistico e un valido centro di allevamento di asini per la produzione del suo prezioso e ricercato latte. Asini tenuti nelle migliori condizioni di vita e lasciati per molti mesi a pascolare in libertà e anche in compagnia di ungulati come mi racconta Filippo, collega guida prestato a fornire supporto ai ragazzi del centro. Una struttura che sta crescendo con il centro accoglienza e la foresteria che porta un nome singolare "L'aringa appesa". Ancora una via del sale si materializza sul cammino anche se da qua il mare pare lontano. Montecasale, poco distante, e dove sorge l'omonimo eremo, deriva da Monte casa del sale che arrivava dalle marine di Fano.  Asini liberi come i cavalli e capaci di difendersi dai lupi mi confermano. Una buona notizia che si somma a quella raccolta nel precedente incontro scendendo dal rifugio quando Claudio, pensionato aretino, mi chiede notizie del cammino e mi ricorda dei suoi avvistamenti recenti del gatto selvatico tornato a popolare queste terre. Riprendo il cammino e salgo a La Montagna, interessante nucleo abitato che precede l'altro ben recuperato di Spignano.  Poi inizia una salita per riguadagnare il crinale e raggiungere il Passo delle vacche o dei tre termini. E da qui inizia il delirio. Avevo letto sul sito del Sentiero Italia Cai e su quello di Va Sentiero che le tappe successive comprese tra Umbria e Marche non erano segnate ma, almeno, immaginavo che ci fosse corrispondenza tra la viabilità sul campo e quella sulle mappe. Ce ne erano davvero di tutti i colori. Cartelli fatiscenti,  segnali sbiaditi e mal posizionati, sentieri stravolti da lavori di mezzi meccanici e piste di campagna divenute fiumi di fango con lo scioglimento delle nevi e il passaggio di trattori e pianali carichi di legna. Ma alla fine di questa infinita giornata, con una luna luminosa a rischiare l'animo, avevo conosciuto un sacco di persone interessanti ed ero arrivato alla meta. Non il Passo di Bocca Trabaria che avevo rasentano e non offriva nulla ma una realtà ricettiva particolare che mi aveva incuriosito e che volevo conoscere. Un polo che la riuniva alla vicina Abbazia benedettina di Lamoli e al contiguo Museo dei colori naturali. Potrei dire di aver scoperto, parafrasando concetti e termini, " una Stella per superare il Guado...". Ovvero quando il soggiorno diventa esperienza. ( ValdericArte Creative Residence)

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