Legami

 

Giorni di connessioni impossibili, sintesi di contenuti e immagini difficili da cogliere tante sono state le esperienze e le emozioni vissute in queste ultime tappe. Lascio San Godenzo mercoledì 8 con una bella impressione di comunità viva e positiva. Tra la sera precedente e la ripartenza incontro la negoziante di alimentari, il parroco, Giulia giovane commerciante che ha unito la rivendita di giornali, la merceria e la boutique oltre alla simpatica accoppiata madre e figlio che gestisce l' antico Albergo Agnoletti. Il coro è unanime. Tutti concordano sul valore sociale ed economico del passaggio dell'itinerario pedestre definito Cammino di Dante. Un percorso storico culturale che unisce i luoghi più significativi dove Il Sommo Poeta ha lasciato il segno e che si sviluppa tra Ravenna e Firenze. Un tappa importante della sua vita tocca proprio San Godenzo e gli abitanti ne vanno fieri. Il passaggio di camminatori, anche in tempi di Covid, è stato un buon contributo all'economia locale e rappresenta un segnale positivo per chi ha saputo cogliere negli anni il cambiamento nelle abitudini e nelle richieste dei moderni turisti. Una reale testimonianza sono la signora Emma, oltre ottanta anni e ancora dietro i fornelli e il figlio Carlo, ceramista prestato per cause contingenti a fare il gestore dell'albergo menzionato. Generazioni della stessa famiglia che lo avevano tramandato fino al rischio di un vuoto che poteva decretarne la chiusura. Il bel rapporto con i dipendenti rimasti e la presa in carico nel ramo familiare avevano garantito continuità. La semplicità, il senso pratico e la buona cucina sono gli elementi che lasciano una piacevole impressione per chi vi soggiorna e rappresentano una valida soluzione ricettiva per il territorio. Crederci, nonostante tutto, è la prima regola...

Inizio questa tappa che mi avvia nelle magiche (e lo saranno davvero!) Foreste Casentinesi con la consapevolezza che il meteo non sarà dalla mia parte. Pioviggina da subito e appena imbocco il sentiero trovo l'avviso di battuta al cinghiale. Pazienza, attenzione, qualche vociare per annunciare il mio passaggio e tutto si risolve senza inconvenienti. I cani, al solito, come rapiti da una frenesia incomprensibile, corrono e abbaiano in ogni direzione mentre i cacciatori, al mio passaggio, disarmano i fucili. Arrivo alla chiesa di San Niccolò, alcuni fedeli stanno uscendo, la funzione religiosa è appena terminata. In cammino spesso si perde la cognizione del tempo, delle date e delle ricorrenze. Tra trucioli e mappe qualche minuto prima tentavo una impossibile telefonata con un fornitore per garantire un servizio a distanza dimenticando che era la festa dell'Immacolata. Entro nella piccola chiesa romanica ben restaurata e mi viene incontro il parroco. Oltre settanta anni portati bene, Don Bruno, amministratore di tre parrocchie limitrofe da quarantaquattro anni, una vita praticamente. Ci salutiamo, ci raccontiamo e di fronte al " caso" ...che non esiste e frutto dell'incontro mi dice sorridendo"..il caso è la firma segreta di Dio...". Un abbraccio a distanza, un augurio e riparto. Passo nei boschi, supero la chiesa di Ficciana e arrivo al suggestivo borgo restaurato di Serignana. Un piccolo gioiello oggi adattato a complesso turistico rurale. Ora è deserto e una panchina sottovento mi permette una pausa pranzo. Riparto in direzione di Castagno d'Andrea che fu paese natale del celebre pittore Andrea detto del Castagno. Faccio sosta al circolo Arci dove una stampa con il ritratto di Berlinguer e di una sua frase mi fanno riflettere. In questo momento mi vedo lontano da quell'affermazione scritta ma mi sento più in sintonia con il mantra che ha guidato il giovane gruppo di camminatori del progetto legato al Sentiero Italia e che porta il nome di Va' Sentiero.org Cercateli, leggete e sostenete, lo meritano. Un approccio a questo lungo itinerario che si ri fa all'idea originale del primo CamminaItalia del 1995. Il loro mantra 

" Non aspettarti altra risposta che la tua"...

Il tempo di bere un caldo caffè americano e fuori si scatena quanto età previsto. Pioggia forte sospinta da un vento teso. Riparto, c'è poco da aspettare, sarà così per tutta sera e notte. Giusto il tempo di affacciarmi alla Chiesa dove officia  Don Bruno per visitarne l'interno e una interessante opera di Annigoni e, poi, per due ore, marcia sotto la pioggia battente nella faggeta fino a raggiungere il bivacco alle fonti del Borbotto. Una struttura in pietra un poco trascurata. All'interno un bel camino ma l'ultimo che ne ha fruito ha consumato la legna senza procurarla di nuova. Mi tolgo i vestiti fradici, preparo un the e mi infilo nel sacco. Questa sera non è così freddo come nel bivacco dei cacciatori dove tenevo in mano il cucchiaio come se stessi sbattendo le uova per cucinare una frittata. In quel momento mi erano tornate in mente le parole nel libro di Cognetti. " un piccolo problema di quota mi aveva portato ad amare le valli alpine più delle cime e ad interessarmi di più ai montanari che agli alpinisti...". Io ho sempre ammirato gli alpinisti e quella sera mi sono chiesto, io piccolo escursionista, quali forze mentali e naturali dovessero avere maturato per vivere nei bivacchi a 6-7000metri!  Al mattino la sveglia mi coglie con una sorpresa. Fuori tutto è coperto di bianco. Nelle prime ore del nuovo giorno è  caduta la neve. Mi attrezzo e inizio la salita verso passo Piancancelli dove gli amici romagnoli, Gilberto e Luciano, mi hanno confermato la loro presenza. L'incontro atteso si concretizza dopo oltre un'ora di cammino in un paesaggio fantastico. Ma non è  finita. Tempo di una sosta ristoratrice ad un rifugio aperto e inizia una fitta nevicata che ci accompagnerà per cinque ore e per l'intero crinale fino a sopra l'Eremo di Camaldoli.  Una giornata così non ricordo quando l'ho vissuta l'ultima volta. Potremmo raccontarla con mille aggettivi ma solo vivendola si può comprenderne la bellezza, la magia e il valore della scoperta di noi stessi. Sul portone del suggestivo complesso monastico è affisso il cartello di punto accoglienza per il Sentiero Italia Cai. Padre Alberto mi da accoglienza e si mostra sorpreso della mia presenza. Per loro sono il primo camminatore del Sentiero Italia che chiede ospitalità.  Un errore di caricamento, mi dice lui, sul sito del Cai che indirizza i viandanti a Poppi, venti chilometri più a Sud est. Mi impegno a segnalare il disguido e accetto con piacere l'invito a partecipare agli imminenti Vespri e alla Compieta.  Qualunque sia l'idea di questo particolare mondo e qualunque il nostro Credo, penso sia cosa buona partecipare a questi momenti per provare a capire meglio...Come ci introduce con parole adeguate lo scrittore Boatti in "Le strade del silenzio" sembra un mondo lontano dalla quotidianità ma, nella realtà,  i monaci sono con noi e tra le nostre cose terrene più di quanto noi immaginiamo.

Il luogo e la loro presenza meriterebbero ben altro tempo ma al mattino dopo, venerdì 10, è tempo di ripartire. È  tempo da dedicare ancora agli amici romagnoli che anche in questa occasione non mancano di dimostrare la forza della loro amicizia e generosità.  Alle 7,30 inizio a salire verso il Rifugio Fangacci e il seguente Passo dei Lupatti. Questo il punto di ritrovo con gli instancabili Gilberto e Luciano ed altri della compagnia. Le prime due ore trascorse a affondare le vecchie e affidabili ciaspole in cinquanta centimetri di neve fresca e con un cielo limpido che permette di spaziare verso tutti i crinali appenninici e il mare Adriatico. Poi tutto si ricopre e riprende a nevischiare. Una pausa pranzo in piedi e veloce per non raffreddarsi aiutati da caffè caldo e corroborante vino Brule' preparato da Jessica, neo guida. Si supera il crinale e inizia la lunga e impegnativa discesa verso Bagno di Romagna. Dai 1400 metri circa di altitudine ai 470 circa della cittadina termale. Una bella discesa e una deviazione al Sentiero Italia che hanno valida ragione d'essere in virtù della solida amicizia costruita in dodici anni di regolare frequentazione. Alle Gualchiere ci salutiamo per rivederci nei giorni seguenti. La mia sistemazione è  presso questo antico complesso archeoindustriale. Una sua storia che si lega dalla metà del 1500 alla follatura della lana, al lavoro delle macine, alla segheria ad acqua e anche ad una fornace. Alla mia storia personale. Da qui, nel 2010, in compagnia di questi amici ed altri convenuti per l'occasione, accompagnai, come prima guida da fuori regione, un gruppo di camminatori sulla neo  recuperata Via Romea di Stade, oggi riconosciuto e consolidato itinerario storico culturale europeo. 

Oggi, sabato 11, è giorno di riposo e di scrittura dalle stanze della Biblioteca Comunale e Palazzo del Capitano. Domani il Cammino riprende in buona compagnia , da lunedì di nuovo in solitaria. 


Commenti

  1. Ciao Nino, avevo provato a immaginare il Tuo percorso, proprio l'altra sera guardavo la cartina e guarda caso è cascato l'occhio sulle Gualchiere, il cammino in certe condizioni non è certo facile, è bello quando si trovano alcuni amici sul percorso,che Ti accompagnano. Ti seguo col pensiero immaginando il Tuo percorso. Andrea.

    RispondiElimina
  2. Sempre bello leggere quello che scrivi

    RispondiElimina
  3. Bravo Nino, leggo con curiosità e mi lascio trasportare dalla tua capacità di raccontare le tue giornate da camminatore. Ho sentito i tuoi brividi di freddo e la voglia di infiarsi bel sacco a pelo per recuperare un po' di calore.
    Condivido le tue cronache sul sito pellegrinibelluno e vedo che qualcuno ci si avventura nel tuo blog.
    Buon cammino. Oriano

    RispondiElimina
  4. Grazie a tutti per l'attenzione e grazie a Oriano per la condivisione. Buona vita. N

    RispondiElimina
  5. ciao, si prospetta qualche giornata di bel tempo , strameritato! Buon tutto!!

    RispondiElimina
  6. Caro Nino, come sempre i tuoi resoconti mi fanno vivere le tue emozioni. Certo stai facendo un'impresa prodigiosa di cui abbiamo parlato nei primi giorni che ora si manifesta in tutto il suo splendore ma anche in tutta la crudezza.
    Mi piace sottolineare il tuo accenno alla vita monastica, di cui mi sono interrogato molte volte (e che in un certo senso mi affascina) perché come sai, ho una cognata monaca di clausura. Uno dei loro carismi è l'accoglienza in generale e del pellegrino in particolare (regola di san Benedetto).
    Un "caldo" abbraccio (penso che la neve e il freddo saranno tuoi fedeli compagni di viaggio) e BUON CAMMINO. Mario

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Cane che abbaia non morde

Camminare d'inverno