La Cometa

 

Il Sentiero Italia, ovvero la stella Cometa ad illuminare la direzione,  poi io avrei scelto l'itinerario in base alle condizioni ambientali.  Due giorni fa, il 26 gennaio, ero ripartito da Pacentro per raggiungere Campo di Giove su un itinerario di media lunghezza e dislivello minimo tra boschi e pascoli. Lasciavo l'accogliente struttura di Annarita quando, nel primo mattino, il borgo si metteva in movimento con bimbi a scuola e genitori al lavoro verso Sulmona e dintorni. Alle mie spalle le suggestive torri dei resti del castello restaurato De Cantelmo - Caldora, le due famiglie nobili che avevano portato nei secoli passati il massimo splendore economico e sociale nel feudo. Poi la crisi e l'emigrazione come in altre aree.  Oggi, nonostante tutto, il comune conta ancora mille e duecento residenti e ha, buon segno,  ancora attive le scuole medie inferiori.


 La bella mulattiera mi guida,  appena coperta di neve, verso Campo di Giove. Scelgo di rimanere nella splendida valle anziché salire al Passo di San Leonardo come indicherebbe il Sentiero Italia perché nella parte terminale è presente il rischio di slavine. Sui fianchi della montagna si sentono rumori sinistri e qualche boato. La temperatura è alta. Nelle ore centrali raggiungo l'Eremo di San Germano ancora ben conservato . Una posizione ideale per la pausa pranzo e per ascoltare il magnifico silenzio intorno. 


La storia di Campo di Giove mi attira molto. Un tempo la pastorizia e la lavorazione della pietra erano le attività prevalenti; la seconda molto diffusa, al tempo, grazie anche alla presenza di maestranze della Toscana e di regioni del nord è ancora visibile oggi per l'uso continuato a rivestire gli edifici degli abitati con materiale locale.  Di Campo di Giove, dalla mia posizione, ne vedo solo una parte, ma il centro è molto più grande e scoprirò formare una sorta di ferro di cavallo intorno ad una conca di cui si fa fatica a capire a  quale uso sia stata destinata da sempre. Un Comune che presenta molte abitazioni e tanti, direi troppi, condomini, forse, frutto della speculazione dei decenni passati. Ci sono anche quattro alberghi, vari esercizi commerciali di piccole dimensioni e qualche interessante palazzo antico. 

Nel periodo in cui la raggiungo io, però,  da la sensazione di un centro vuoto e spento per le sue dimensioni. Ormai, quelle abitabili,  sono per lo più seconde case e i residenti arrivano appena a settecento. Intorno ha grandi e belle montagne, impianti per lo sci alpino ma la paura pandemica tiene tutto in stallo. Mi domando cosa ne sarà di questi villaggi se non si attiveranno serie politiche di ripopolamento e di sviluppo mentre a Roma fanno squallido  teatrino per l' elezione del Presidente della Repubblica. Nella ricerca delle strutture di ospitalità preferisco dare sempre la priorità agli alberghi rispetto agli affittacamere perché per loro è l'attività prevalente e so quante condizioni debbano rispettare anche in tempi difficili come questi. Inoltre, molte volte, se sono attivi da anni, hanno da raccontare storie interessanti sui  passaggi dei loro molti ospiti e sulle tematiche legate ai flussi turistici sviluppati nel tempo. In ultimo e non meno importante, hanno la possibilità di offrire la camera singola utile e più economica per me ed associata alla ristorazione che, in alcuni casi, può vantare lunga tradizione.  Così e' anche oggi e la ricerca mi mostra un albergo storico del luogo di cui  mi incuriosisce vederne gli arredi definiti in alcune recensioni troppo datati. Ciò che, con piacere, scoprirò è  che non è scemato nel tempo il senso di accoglienza, la disponibilità del bravo Raffaele, titolare oggi dopo le precedenti  generazioni che si erano passate la struttura dagli anni 60. Nonostante l'albergo  sia chiuso ha compreso la mia manifesta scelta nelle priorità di selezione e mi  fornisce una soluzione ad un prezzo che dire onesto e' poco. Ci sarà anche il tempo per un bel momento di confronto sulle potenzialità escursionistiche dell'area e sulla situazione contingente dove le disdette superano ampiamente le conferme causa virus che creano non poche difficoltà. La ripartenza di ieri mattina sotto il cielo limpido e la calda ospitalità ricevuta mi daranno la giusta motivazione per la lunga giornata che mi aspetta e che era stata un poco offuscata dalle impressioni di decadimento del centro montano.

 La meta di ieri sarebbe stata lo storico e affascinante centro di Pescocostanzo. Il tracciato Sentiero Italia, indirizzava verso il crinale,  una soluzione poco praticabile in inverno e che avrebbe reso la tappa impegnativa e con caratteri alpinistici non consoni agli obbiettivi dell'idea fondante e del mio attuale progetto. Questa era una di quelle tappe in cui davvero il percorso suggerito poteva solo essere una luce di stella Cometa. Questa icona mi era stata, oltretutto, offerta nella scoperta di Popoli qualche giorno prima.

Le brave comari di "Mani in lana" avevano fatto un bellissimo lavoro realizzando l'albero natalizio, la stella Cometa e, inoltre, in passato, con la stessa lavorazione avevano rivestito un' opera rappresentante la Vespa inventata dal loro concittadino, Corradino d'Ascanio. La stella così realizzata poteva davvero ben rappresentare il Sentiero Italia, un percorso ricco di colori e delle artigianalità diffuse ancora vive lungo l'intero Stivale. Così ieri, dopo avere superato la stazione ferroviaria di Campo di Giove e le ultime case estive, iniziavo a camminare lungo la valle del Cerreto. Dall'alto si vedevano bene le infinite tracce di animali che incrociandosi creavano un dedalo di piste simili ad una rete viaria di un centro urbano. Tante tracce ma nessun animale in vista sulla neve candida. Solo abbandonando il sentiero per attraversare il valloncello avevo sentito con chiarezza un animale dietro le mie spalle che si spostava tra gli arbusti ma senza poterlo scorgere. Ora mi aspettava una regolare risalita del versante occidentale della piana per affacciarmi sulla valle dove sta la bella riserva naturale del Bosco di Sant'Antonio. Poco prima di incrociare la strada carrabile e il piccolo rifugio Il Maio un incontro che mancava dell'Epifania. Tre giovani escursionisti con aspirazione a diventare future guide con cui mi trattengo per un breve momento. Sulla montagna, in inverno, le presenze escursionistiche si riducono drasticamente, questo viaggio ne era una riprova. 

Dal rifugio, dove faccio scorta di acqua ad un' antica fontana e reintegro le energie, il cammino risale nel bosco verso la grande piana caratterizzata da aziende di allevamento e dai due nuclei collegati del bosco di faggi menzionato. Qui si trova anche un.esemplare vecchio di 600 anni. Una valle molto lunga e area di riferimento nel passato per la viabilità commerciale. Una zona, nell' ottocento, teatro anche di assalti di bande di briganti contrari ai nuovi governi insediati e alla loro Guardia Nazionale considerata composta da traditori. Nell' attraversare i pascoli incontro prima un coetaneo in vacanza nella sua casa, Gianni, ex tecnico Tim con cui mi confronto sulla scelta di mappe cartacee o tracce digitali; le idee divergono ma il punto forte delle mappe rimane il contatto, la relazione con la gente e i gestori di attività locali che le aride tracce virtuali non ti possono dare. Su questo anche Gianni deve  convenire. Proseguo,  supero l'eremo di Sant'Antonio e anche il villaggio omonimo. Ciò che , invece, non mi abbandonano sono i cani da guardiania che seppure lontani centinaia di metri e con il bestiame chiuso nelle stalle devono comunque portarsi sulla strada e mostrare i denti e i confini del territorio difeso strenuamente. Situazioni gestibili per me ma che tolgono serenità e che provo ad immaginare per ignari turisti. Il finale della giornata mi regala l'incontro con Sergio,  coetaneo o quasi , e del suo gatto norvegese Bantik. Si parla per molto tempo di tutto. Ha vissuto in varie aree del mondo e si e' occupato di ristorazione. Decidiamo di condividere il convivio serale in un locale di Pescocostanzo considerato insieme alla vicina Roccaraso e al loro comprensorio sciistico un piccolo mondo cortinese.  


Oggi una visita mattutina a Pescocostanzo per scoprire, con dispiacere e realismo, che la splendida Basilica di Santa Maria del Colle non ha uno stralcio di pannello didattico interno o esterno che ne racconti la storia e che l'unico giornalaio del borgo in alta stagione invernale sia chiuso come anche il vicino ufficio turistico. Forse il titolo di Borgo tra i più belli d'Italia avrebbe bisogno di regolari verifiche dell'ente certificatore visti i requisiti di buona qualità di vita ( in senso ampio e non solo di buona ristorazione e ricettività) che sono richiesti per fregiarsene. 



Commenti

  1. Caro Nino, come al solito le foto che metti di scorci di panorama, di strutture agricole e di monumenti sono sempre stupende. Sai cogliere sempre gli aspetti più significativi.
    Anche gli incontri che fai non sono mai banali e insegnano sempre qualcosa.
    Certo sei bravo anche a documentarti perché dai notizie, anche particolareggiate, di storia, di personaggi e di arte.
    È un piacere leggere i tuoi reportage.
    Arrivederci a presto e buone
    future scoperte. Un abbraccio.
    Mario

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  2. Cioa Nino. Sei sui luoghi dove passa il cammino "Con le Ali ai Piedi". Sulmona, Pescostanzo ... Prossime località del cammino: Ateleta, San Pietro Avellana, Carovilli ...
    Buen camino

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  3. Le ali ai piedi ci vorrebbero davvero... :-)

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