21 novembre, 21 dicembre

 


Oggi è il solstizio d'inverno e con  ieri sono trascorsi trenta giorni dalla partenza di questo viaggio dalla mia residenza di Cascina(Pisa).

La giornata di ieri, martedì 20, dopo una mite notte in tenda, aveva salutato questo giorno particolare con quell'immagine pubblicata in precedenza che sembrava una scena dell'Apocalisse. Erano stati molti gli scatti fissati con la mia camera e con il telefono cogliendo il variare della scena con il salire del sole che sgomitava per ritagliarsi uno specchio di luce in quel mare di nubi sospese. Alla fine sarebbe stata una giornata davvero "forte", intensa, direi una giornata modello per un viaggio che poco vuole avere di preordinato. La sera precedente, arrivato ad Acquapartita seguendo il percorso del Sentiero Italia, avevo scoperto, con certo disappunto, che la parte finale del percorso pedestre che univa la località citata con Pian del Trebbio aveva trovato una soluzione cervellotica in chi l'aveva ideata.  L'itinerario veniva portato sul crinale ( mai usato nei 16 chilometri precedenti favorendo tratti di strada...), in salita decisa per tornare di oltre un chilometro a ritroso, mostrando gli stessi paesaggi dell'andata e tutto per aggirare un poggio e calare da dietro su Pian del Trebbio. Dopo averne percorso una parte mi ero rifiutato di proseguire oltre. Ero tornato sui miei passi e avevo tentato di individuare una vecchia mulattiera che in meno di mezz'ora mi avrebbe portato a destinazione. Non trovandola e calando la luce avevo proseguito lungo strada ma con la possibilità di scoprire una lunga valle di rara bellezza. Mi aveva colpito; pascoli che si alternavano a boschetti e cavalli liberi mentre una lunga pista bianca la solcava per l'intera lunghezza.  Il giorno dopo ci sarei tornato per andare a scoprirla. Sarebbe stata una ottima soluzione per arrivare a Pianello passando per poderi e unire due tappe brevi anziché seguire il Sentiero Italia che saliva verso il M.Nerone coperto dalle nubi e per me non troppo invitante con antenne e impianti di risalita  installati sulla cima. Al mattino, smontato il campo e consumata una leggera colazione mi ero diretto al Bar Il Poeta, locale attiguo e della stessa proprietà dell'osteria dove avevo consumato la cena precedente. Il bar era ancora chiuso ma il titolare , con i suoi settanta e passa anni, era già dietro al bancone. Mi aveva aperto e invitato per la colazione. Un momento in cui mi aveva raccontato la difficile situazione di salute della moglie che avevo notato la sera prima e che necessitava di molte attenzioni. Rosario con lo spirito e il sorriso che contraddistingue quelle generazioni, continuava a dividersi tra il bar ristorante e i problemi familiari senza mostrare il peso degli anni e della situazione. Un articolo di giornale raccontava dei 65 anni (!) di gestione. Quell'edificio era il primo realizzato a Pian del Trebbio grazie a suo padre. Lo saluto e riparto. La mappa che ho con me è  molto affidabile, un prestito di ValdericArte,  e subito individuo la vecchia mulattiera che sale ad Acquapartita. La percorro anche nei tratti dove è  ridotta a sentiero o invasa dai rovi. So che deve incrociare la pista forestale incontrata il giorno prima e tabellata Cai. Peccato che ci siano solo le tabelle e nulla oltre. Trovo solo in due occasioni distanti segni quasi illeggibili del sentiero che continua come indica la mappa. Questo fondamentale strumento cartaceo unito alla bussola ancora una volta darà i suoi risultati. Un poco di giri verso tratti di bosco più praticabili e incrocio la mulattiera di crinale che corre sulla Serra dell'Oncia e del Ranco Bianco. Sulla sponda opposta a delimitare la valle incantata la Serra dei Castagni. Quasi alla fine, dopo alcuni chilometri nel bosco di latifoglie e dopo uno speciale ritrovamento osseo di cinghiale che metto nel mio zaino, inizio la discesa verso Pianello, meta della giornata. Attraverso prima un podere e poi arrivo a Ca I' Serra. Una piccola borgata di case antiche. Tre soli gli abitanti, uno di loro passeggia in modo svogliato davanti a casa. Chiedo per riempire la borraccia e trovo anche una panchetta per la pausa pranzo. Ogni tanto l'uomo esce e rientra in casa. Quando sono per ripartire esce di nuovo e viene a salutarmi. Iniziamo a parlare del borgo, poi della sua casa e lui pian piano fa scivolare la conversazione sul piano personale. Apre la giacca e mostra con orgoglio la divisa di guardia carceraria. Poi inizia il racconto. Un'espressione carica di frustrazione, di tristezza ma anche di determinazione a fare il suo  lavoro con senso del dovere nonostante gli abbiano già sparato tre volte. Mi racconta storie indicibili, un numero impressionante di colleghi morti con cui lavorava nei vari carceri dove era in servizio. I fratelli Savi, la mafia e molto altro. Situazioni simili che avevo avuto modo di conoscere grazie all'amico Mario che mi aveva introdotto nel Carcere di Pisa per sviluppare, in due anni, i laboratori di restauro. Difficile trovare le parole per rincuorare Giorgio, nativo di quella piccola borgata, che si chiedeva se sarebbe arrivato in fondo ai dieci anni di anzianità che mancavano alla pensione. Alla fine ci salutiamo con una grappa che mi ha voluto offrire e con una preghiera per lui. In breve arrivo a Pianello. Un simpatico e compatto villaggio dotato di molti servizi ma al lunedì e di novembre in epoca di Covid rinforzato le mie speranze saranno azzerate. Un solo bar aperto e tutte le strutture ricettive nel raggio di sei chilometri chiuse per turno o per stagione. Sono le sedici e ho ancora un poco di luce. Decido di avviarmi nel punto di attacco della tappa successiva e di cercare un posto per la tenda. Le tabelle Cai indicano un' ora di cammino al borgo superiore di Moria dove arriverò domani. Scelgo di anticiparmi e salgo. Sono su che ormai è buio. Monto la tenda nel piccolo prato davanti alla chiesina datata 1500. La notte è  freddina e umida ma riesco ad addormentarmi nonostante la luminara natalizia accesa sulla facciata e i pointer che sotto abbaiano perché sentono la mia presenza. Per non farmi mancare nulla, ormai addormentato, alle 21,30 squilla il telefono. All'altro capo una cliente che mi avvisa che il condominio ha approvato il restauro del portone che si potrà  fare ...non prima della fine di febbraio... Cronache ordinarie di una straordinaria giornata di viaggio. Che dire...come canta Giovanotti "...sono un ragazzo fortunato..."



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