Equilibri



 Al meteo attribuisco, solitamente, un importanza limitata ma, ieri 29 dicembre, dopo molti giorni di pioggia e cielo coperto, le previsioni locali che annunciavano schiarite erano le benvenute. Alla sveglia una prima occhiata mi diceva che, però, almeno fino alle ore centrali, il cielo sarebbe rimasto grigio. Nuvole basse che coprivano i crinali degli Appennini tadinati lasciando a vista solo la fascia degli oliveti e sopra dei boschi di querce. Le pinete e i pascoli alti erano interdetti alla vista. Crinali dai profili uniformi che si facevano rubare la scena dai terreni coltivati a valle e dalle bianche e sinuose strade di servizio,  dove nebbie stratificate in piccoli banchi rendevano tutto molto suggestivo. A mezza costa, uniti dalla viabilità antica, si susseguivano i piccoli borghi ben tenuti o così sembrava. Questi erano gli ambienti che ieri mattina avrebbero ispirato la tappa del giorno. Per le terre alte , secondo me, ci sarebbero stati contesti più interessanti sotto molti profili, proprio come poi si è realizzato oggi. La mattina comincia bene nel centro di Gualdo dove un coetaneo, interessato al mio zaino e al viaggio, mi offre la colazione. Usciti dal bar, passando davanti ad un negozio di frutta e verdura molto curato e colorato da sembrare una boutique del vegetale,  decido di fare due foto e il titolare intavola una chiacchierata sullo stato del commercio di Gualdo. Regioni e latitudini diverse ma  stesse politiche miopi. Negozi storici che chiudono o faticano oltre misura a causa dell' apertura di centri commerciali. Un poco più  in alto mi raccontano accorati del picchetto con campo tenda da quasi un anno organizzato dalla Comunanza di Gualdo contro la multinazionale che sfrutta le Sorgenti Rocchetta e che è  in causa con l'amministrazione per presunti debiti a sei zeri e per avere provocato danni ambientali a seguito di pozzi aperti non autorizzati. Problematiche  che si possono unire a quanto sospettavo da giorni e di cui avrò conferma nel pomeriggio. Saluto Alberto fruttivendolo innamorato del suo lavoro e della lunga tradizione di famiglia che si tramanda l'attività dal 1880...

Ci salutiamo e mi avvio. A metà della strada mi sento chiamare. Alberto mi invita a fare dietrofront per regalarmi due splendide arance. Ogni passo e ogni tappa le mie convinzioni si solidificano. Il bosco e il crinale potrebbero regalarmi silenzio e benessere ma in questi luoghi, dove transito per la prima volta,  voglio incontrare, conoscere e, se possibile, comprendere. A questo giro di giostra, di questi tempi e a questa età la" Licenza di perdersi" è sacrosanto diritto. Si devono avere o creare le condizioni per vivere situazioni che ispirino, si possa stare con i piedi e la testa nei luoghi e nelle situazioni che ci diano la sensazione di trarne benessere. Così era stato a Pian del Trebbio in una giornata infinita e incredibilmente intensa da non sentire la fatica di una notte in tenda. Così ieri da Gualdo T.  a Nocera Umbra. Venti chilometri di ruralità che hanno aperto molti interrogativi. Alcune perplessità le avevo avute anche nel tratto Fossato di Vico- Gualdo T. Quelli di ieri erano piccoli borghi a pochi minuti di auto dai servizi lungo la Flaminia, ovvero vivere appartati nella quiete della campagna /collina senza grandi sacrifici. Attraversando i borghi, invece, trovo una bella parte delle case che li compongono con il cartello VENDESI. Sia queste che molte altre hanno alcuni elementi che le accomuna. Sono ristrutturate e con rispetto di forme e materiali,  grandi catene interne a tenere i muri, infissi che mostrano di non essere mai stati aperti e utenze mai attivate. Alcune mostrano già i segni di manutenzioni necessarie mai eseguite. Uno, due tre borghi e a completamento del quadro il centro storico di Nocera Umbra. Durante il cammino mi fermo alle porte di Nocera presso un agriturismo per bere un caffè e chiedo lumi  al titolare. Lo immaginavo, arriva la conferma. Sono i restauri delle case colpite dal terremoto del 1997. Case, palazzi recuperati che sono passati in mano agli eredi che non sono, probabilmente, interessati a finire, occupare, vivere le loro proprietà.  Soldi pubblici spesi per la ricostruzione, soldi pubblici per garantire servizi essenziali in strade dove, magari ci sono due case abitate su dieci. Per me c'è qualcosa di anomalo in tutto ciò.  A Nocera domando ad un residente anziano e a Padre Mario del Convento dei Carmelitani che alla sera mi permette di piantare tenda nel loro giardino. Il centro storico molto bello sembra un borgo fantasma. Interi edifici mai riabitati,  i fondi commerciali chiusi e inutilizzati lungo i suggestivi portici che qualcuno usa come scorciatoia carrabile per portare l'auto davanti casa. Tutti gli esercizi commerciali e la vita raccolti nella sola piazza Umberto I fuori dalle mura medioevali. Mi dicono che queste residenze vuote oggi sono un problema per i Sindaci reggenti, al contempo Nocera ambisce a fregiarsi del titolo Borghi più belli d'Italia...



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