Il cuore dell'Abruzzo

 

"Ragazzi! Mi raccomando, per domani, studiate bene gli affluenti del Po e dell'Adige che vi interrogo!". Ricordo ancora quella richiesta assurda di studiare la geografia imparando i nomi dei vari elementi a "pappardella" come si dice in Toscana, a memoria. Per fortuna, forse, ci si limitava ai fiumi del Nord, al massimo si arrivava all' Arno o al Tevere. Dei fiumi sotto al Lazio non ne ho memoria ma, di sicuro, non ricordo mi avessero parlato del Tirino.

 Una bella scoperta quella fatta oggi, 20 gennaio. Una conferma della ricchezza di siti storici e naturali che può vantare il Sentiero Italia Cai oltre alla componente primaria rappresentata  dai gruppi montuosi. Un fiume bellissimo, sinuoso, placido da non sentirne lo scorrere delle acque, cristallino , quasi smeraldino per la sua trasparenza e vero paradiso per l'avifauna. Un corso d'acqua che entra in punta di piedi nella valle omonima definita "cuore dell'Abruzzo" percorrendo, come sistema acquifero, venticinque chilometri sotterranei per formarsi, attraverso tre punti di sorgente definiti, direttamente a valle. Dall'altopiano di Campo Imperatore alla Piana di Capestrano.

 Una valle quest'ultima, come la definisce Simone Modugno nella bella pubblicazione che sfogliavo ieri sera, "... pura, a volte aspra, semplice e onesta nella sua naturalità come lo sono i suoi abitanti". Una valle ed un fiume importanti nella storia del territorio da dettare i termini del distretto di appartenenza relativo al Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, quello della Valle del Tirino. 

Il cuore dell'Abruzzo dove la fertilità del suolo  favorisce molte colture, dove la temperatura del suo particolare microclima permette di coltivare le vigne nel "fornetto d'Italia", Ofena, dove nel Novecento si organizzava il più grande mercato dell'Abruzzo, dove passavano i Tratturi. Io, ai margini di tanta bellezza,  c'ero arrivato ieri a buio inoltrato dopo oltre otto ore di cammino lasciando lo scenografico borgo di Santo Stefano di Sessiano. Dal caratteristico centro mediceo ai resti suggestivi di Rocca Calascio e al suo sottostante borgo omonimo che, insieme a Castel del Monte e Campo Imperatore costituiscono le scenografie più utilizzate per le produzioni cinematografiche italiane ed anche straniere di vario genere degli ultimi quaranta anni.  Dalla dura vita passata legata alla Transumanza a quella ricostruita con le pellicole, per tornare a quella reale e autentica di chi ha fatto scelte difficili, importanti per la propria vita e del territorio dove è nato e che ben rappresenta.

 La ricerca fatta nelle ultime ore di cammino di ieri mi aveva, infatti, portato ad entrare in contatto con una realtà agricola di grande valore, un'azienda biologica guidata da Alfredo, e della sua famiglia, di cui, nel breve soggiorno, ho potuto conoscere la storia forte vissuta fino ad oggi. La conoscenza di vari ambiti professionali del giovane allevatore e produttore maturata in anni di studio e di esperienza diretta sul campo è divenuta utile e fondamentale per contrastare, con consapevolezza amara, certi meccanismi pubblici ben rodati nelle maglie delle amministrazioni pubbliche e private. Dinamiche messe in atto puntualmente e in ogni contesto produttivo che vorrebbero scoraggiare il più tenace degli imprenditori ma non questa bella famiglia che nel tempo ha raccolto i risultati di una sfida quotidiana.  Un'impegno su più fronti passato anche attraverso l'adattamento ai cambiamenti climatici, al contrastare le specie animali invasive e antagoniste rispetto a quelle allevate e, infine, al rispetto delle stringenti regolamentazioni introdotte dall' Ente Parco del Gran Sasso e Monti della Laga di cui la valle fa parte. Gente semplice e onesta come la sua valle. Questa mattina lascio l'agriturismo con la piena convinzione di avere acquisito servizi, conoscenze e relazioni per un valore ben maggiore a quanto realmente corrisposto. Un' esperienza breve ma intensa che mi da carica e voglia di scoperta di un lembo di territorio estremamente interessante.  Cammino ai margini del lago di Capodacqua, osservo ed ascolto gli uccelli che stanno svernando,  leggo con interesse i pannelli didattici che, finalmente, accompagnano il turista nella corretta fruizione dell'ambiente visitato. Intanto,  la presenza,  in alto, del raccolto borgo  turrito di Capestrano mi invita a salire, a deviare. Così mi inerpico per vecchie mulattiere e strade secondarie per arrivare nel suo suggestivo centro dove la storia ben stratificata si fa leggere nelle mura dei suoi edifici. Anche qui è tangibile il lascito, in termini di architetture, della presenza antica della famiglia dei Medici di Firenze come di altre importanti toscane dell'epoca. Circa novecento abitanti oggi, poca cosa rispetto alla popolazione di un tempo e all'importanza economica e sociale che questa comunità rappresentava per la posizione strategica sul territorio. Incontro alcuni abitanti che chiacchierano nella piazza vicina alle vecchie scuole collocate in un bel austero edificio anni "30 diviso, al tempo, in sezioni separate per genere. Domando qualche dato sullo stato del paese e uno di loro, ribattendo ad una mia riflessione su possibili e auspicabili sostegni economici alle genti di Appennino, afferma con semplicità e umiltà tipica dell'Abruzzo "...per ottenere aiuti e saperli spendere ci vuole gente capace...". Riprendo il cammino a ritroso e torno sul fiume. I passi accompagnano le riflessioni e la vista su un patrimonio di edifici, di memoria e di opportunità di conservazione e sviluppo che si rischia, realmente, vadano persi per sempre.


Le acque del Tirino, rasserenanti, diluiscono i tristi e inevitabile pensieri. Le acque cristalline fonte di nuova vita ed energia producono benefici effetti sul mio andare come lo sono per l'artista che sulle rive del fiume ha scelto la sua dimora e si mostra negli angoli del giardino per il suo valore interiore e creativo. Arrivo a Bussi sul Trino e un bel manifesto sulla partecipazione pubblica alla vita sociale mi accoglie per rammentare l'impegno quotidiano e personale a cui ognuno di noi è chiamato per migliorare le sorti del Paese, anche camminando e condividendo quanto conosciuto, di bello o meno, attraverso ogni passo.  "...caminante no hai camino, se hace camino al andar..." (A. Machado)




Commenti

  1. Grazie Nino per i tuoi resoconti giornalieri, con l'attenzione a raccontare che hai tu per le cose, che a molti sfuggirebbero o darebbero poca importanza.
    In questo modo anche se a distanza mi fai conoscere un territorio a me sconosciuto.
    Buon cammino Nino.

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  2. Bravo Nino, una grande lezione di partecipazione sociale alla vita di una comunità e di un Paese, una grande lezione di progettualità concreta che tiene conto delle realtà locali e nazionali e una grande lezione di geografia e di studio del territorio. Mi ha colpito la descrizione del Tirino che mi ha ricordato l'Aniene. Anche per questo fiume si potrebbe ripetere pari pari quello che hai detto del Tirino. Acque limpide, chiare, abbondanti, veloci; sponde boscose, verdi, piene di uccelli.
    Nino, tutto si potrebbe sintetizzare nella battuta finale di un sonetto di Neri Tanfucio intitolato Er cicerone e l'inghilese: "O le cèe! sèmo giusti, 'un ènno bone? Le sentisse alla sarvia, ènno un 'incanto... Eh, L'ITALIA È 'NA GRAN BELLA NAZIONE."
    Un grande abbraccio e a risentirci presto. Mario

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