Confini



Ciò che può essere una piacevole e tranquilla camminata per famiglie nella stagione estiva, acquista altro peso ed impegno in quella invernale. Questo è quanto sono diventate le ultime due giornate di cammino. Ieri, domenica 12, dopo la pausa del sabato, il viaggio è ripreso, sempre in compagnia di amici romagnoli e di nuove loro conoscenze, continuando a camminare in direzione est, sud-est. Una tappa non eccessivamente lunga e che ha regalato molte soddisfazioni. Partiti da Bagno di Romagna in decisa salita verso Poggio Vitine abbiamo assistito al passaggio di alcuni daini tra i quali un maschio adulto dotato di un bel palco. Il viaggio è proseguito su terreno innevato dove la coltre bianca aumentava con il salire di quota e si faceva pesante per il sole. Nonostante battessi il tracciato con le ciaspole si affondava in modo significativo. Un percorso interessante sotto l'aspetto rurale grazie alla presenza di diversi poderi ancora attivi. L'arrivo era a Verghereto, sede comunale sotto le pendici del Monte Comero da cui nasce il fiume Savio. Oggi, nonostante la rilevanza amministrativa del borgo, il numero degli abitanti si è nel tempo significativamente ridotto a circa cento. Ben lontani ormai sono i tempi in cui aveva tre alberghi e il celebre D'Annunzio si incontrava con l'amante di turno, la contessina Giorgi. 

A Verghereto era arrivato anche il momento di salutare con dispiacere i compagni di viaggio. Da questo momento il mio viaggio sarebbe ripreso in solitaria salvo futuri ingressi cammin facendo. Attraverso il borgo deserto ma vissuto,   vista la testimonianza di alberi di Natale o piccoli presepi realizzati fuori dalle abitazioni. Il luogo, Montione,   dove oggi potrei trovare alloggio è frutto del suggerimento di un bravo collega , Carlo Lisi, che l'amico Gilberto mi ha  presentato il giorno precedente. Una località appena accennata sulle mappe e posta sulla direttrice del Sentiero Italia ma che denota, per la posizione e per l'antico oratorio, una lunga storia. Qui, mi dice Carlo, troverai un bivacco sempre aperto e un abitante particolare, l'unico che ancora vi risiede, Oreste,  allevatore e boscaiolo. Così  inizio a scendere per una bella mulattiera che attraversa un torrente che si è fatto strada tra le rocce soggette a fenomeni di erosione selettiva tipiche di questa area montuosa. Il toponimo Le Balze, località che ho raggiunto questo pomeriggio, lunedì 13, ne è evidente esempio. Montagne formate da stratificazioni di marne e arenaria, dove la seconda, più friabile e morbida si è erosa dando vita a pendii dalla particolare conformazione con strati alternati a formare fasce concave e connesse. Una qualche similitudine con le montagne dei canyons americani ma con profili e coloro diversi. Arrivo a Montione e il borgo è deserto.  Oreste è via ma ha lasciato la chiave del bivacco nella porta. Non ci sono indicazioni che segnalino la struttura. Vado per esclusione dopo un breve giro tra le abitazioni. Su un edificio antico che ha la posizione e la parvenza di una dogana trovo una targa, sul modello di quelle usate per i progetti europei. Sul pannello con i vari logo degli enti partecipanti si legge che l'edificio è stato obbiettivo di un attento restauro. Sul lato trovo la porta di accesso con la chiave. Entro e trovo una situazione rattristatante.  Ambienti sporchi, una cucina recuperata chissà dove con i fuochi mai installati. Un numero importante di pensili mai appesi e che sarebbero sufficienti per arredare tre cucine, segni di rosicchiamento di animali. Sedie sfondate con imbottitura mangiucchiata. Le sedie al piano terra e i tavoli al primo piano nel reparto che presumo servisse per la notte, parte delle brandine inutilizzabili e bottiglie con bevande deteriorate.  Un bel camino senza legna. Riesco a dar fuoco a quella poca rimasta che basta ad asciugare le calze e consumo la cena preparata con il solito fornelletto. Preparo l'unica branda con le molle sfilacciate e alle 18 spengo le luci. Le mie velleità di leggere o scrivere appunti sono " congelate" come i pensieri. Mi chiudo vestito nel sacco in piuma come una mummia. La notte infinita forse un poco di sonno me lo regala altrimenti oggi non sarei riuscito a camminare in tutta quella neve incontrata ma la sveglia arriva molto presto e altri giri di ronda si ripetono fino alle prime luci dell'alba. Questa mattina, replicate le solite operazioni di preparazione e consumata una sufficiente colazione,  esco per riprendere il cammino. Appena transito dall'unica casa che da segni di vita un cane inizia ad abbaiare ed esce il suo abitante. Capelli sparati a ventaglio, maglia che un tempo doveva essere rossa e che ora mostra tutte le sfumature dell'alba. Ma in mezzo un gran sorriso e due occhi lucenti, è Oreste. Chiede notizie della notte passata e mi invita per un caffè che non rifiuto. Una casa un poco arruffata come i suoi capelli ma con un camino antico che scoppietta. Il caffè appena pronto questa volta si sposa con il latte giallo e profumato prodotto dalle sue mucche. Ci confrontiamo su vari problemi della montagna e a mia domanda risponde che il bivacco è stato restaurato da oltre dieci anni. Poi qualcuno ci ha buttato dentro, senza logica, arredi di avanzo... La sensazione che anche questa sia una di quelle operazioni come se ne vedono tante in giro. Si prendono i soldi per i restauri e poi, sia per scarsa convinzione, sia perché è meglio che pochi sappiano dell'esistenza per non avere troppo da fare, si fa si che cada nel dimenticatoio...

Saluto Oreste e Toby, il suo bravo cane, e riprendo il cammino sulla strada ancora ghiacciata. Salgo un breve crinale aereo e suggestivo per calare a Ville di Montecoronaro. Qui trovo il panificio che produce dal 1956 e un bar gestito da due fratelli nativi del posto. Un caffè e del pane favoriscono una pausa utile per scambiarsi impressione sullo stato dei luoghi. Riparto in direzione di Montecoronaro,  un poco più in alto. Molte belle seconde case, mi dicono dette "dei repubblicani " edificate negli anni 70 e che diverse hanno cartelli "vendesi". Gli eredi hanno interessi e mete diversi, probabilmente.  Lascio il borgo per immettermi su una vecchia mulattiera definita sulle mappe via medioevale. Un mare di neve che molla con il sole e che, complici i 22 chili del mio zaino, mi fa faticare non poco. Transito sotto la cima del Monte Fumaiolo e le sorgenti del Tevere. Davanti a me si apre un paesaggio solare che invita a sedersi e a godere la pace che infonde. Nella neve che riverbera una serie di impronte di mammiferi abitanti di queste latitudini fa pensare ai loro continui spostamenti e alle energie impegnate.  La neve continua a cedere sotto il mio peso e rinuncio a visitare il monumento fatto installare da Mussolini nel 1923 alle sorgenti del fiume capitolino. Altri tempi e altri confini.  Per decreto decise che quella parte di Romagna che era sempre stata amministrata da Firenze passasse sotto Forlì così  che la terra natia del Duce fosse la stessa che dava origine al  fiume che scorreva nella Capitale. Riprendo il cammino e arrivo nella località meta della giornata, Le Balze. Un susseguirsi di pascoli e piccoli boschetti interrotti solo dagli abitati di Falera sotto e Le Balze più in alto. Un borgo dotato di molti servizi, di asilo e scuola primaria, di  quattro alberghi e popolato


da circa trecento abitanti stabili che diventano tremila in estate. Una piccola locanda, ristorante e alimentari che si tramanda dai genitori ai figli è la struttura che mi ospita oggi. Ultima tappa nell'amata Romagna. Poi altre due in un triangolo di regioni dove ogni passo consumato sembra il balzo nel gioco del filetto come si faceva in piazza. Ogni spazio è una regione. Dopo Toscana e Umbria arriverà  il momento per approdare nelle Marche. Allora la partita si farà più difficile, ma questa è un'altra storia...

Commenti

  1. Carissimo Nino, anch'io seguo i tuoi racconti, immagino la magia dei luoghi che in parte ho visitato tanti anni fa nella stagione estiva, partecipo alla tua avventura fatta di incontri e di solitudine (meglio parlare di "solitarietà"..), di storia e di natura, di tanta fatica e poco riposo...In questi giorni mi è capitato di riflettere, sollecitata da una lettura, sul valore della frugalità e dell'essenzialità... pensare a te mi è venuto spontaneo... Ti saluto con questo passo tratto dal saggio "Frugalità" di Paolo Legrenzi, uno dei miei vecchi docenti universitari; "La frugalità è uno stile di vita che sceglie di liberare l'uomo dai bisogni superflui perché preferisce indirizzare i suoi sforzi verso obiettivi che considera più grandi , e in definitiva più remunerativi".Beh, penso che stai accumulando un grande tesoro!
    Un abbraccio e buon cammino!
    Laura

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    1. Ciao Laura. Tra quelle che conosco e che hanno fatto l'università, visto che compare solo il nome penserei tu sia la cara cugina mantovana? Grazie del tuo contributo e della tua attenzione . Un abbraccio.

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    2. Leggo con grande dispiacere il triste stato in cui si trova il bivacco di Montione! Soldi spesi senza passione e senza dare la possibilità a chi come Te vuole far conoscere queste montagne e le sue storie, ci sarebbe bisogno da parte di tutti maggiore passione e meno fretta! La fretta che consuma tutto! Passato, ricordi e futuro.... Basterebbe poco.... Ma e merce rara e in estizione. Buon viaggio Nino ti seguirò leggendo con intetesse nel tuo cammino con il tuo carico di passione! Carlo

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  2. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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    1. Mario scusa, cercando di eliminare i commenti duplicati ho cancellato il tuo.. perdonami e per favore ripostalo! Grazie

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  3. Ciao Nino, scusami se ti ho "ingannato", ma l'ho fatto involontariamente...Non siamo parenti, non sono mantovana ma vicentina; ciò che ci accomuna è di aver camminato insieme sui passi di Agitu e di aver condiviso un' esperienza semplice quanto intensa.
    Ultreya!
    Laura Gregori

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    1. Ciao Laura. Nessun problema. Solo la conferma di chi fosse l'interlocutore. Grazie ancora. N

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